LETTERA DI UNA MAMMA AFROITALIANA A SUA FIGLIA
Sono nata con un background multiculturale: mamma ruandese e papà italiano. Cresciuta a polenta e granoturco nella Bergamo di periferia. Quella dove ‘stai attenta al borsellino’ e ‘non accettare caramelle dagli sconosciuti’. Battezzata dagli insulti dei miei compagni di scuola, pedinata per tutta l’adolescenza da macchine che mi volevano caricare. "Razzismo all'italiana-cronache di una spia mezzosangue", il mio libro, ne dà un quadro tragicomico più che esauriente;)
Oggi sono donna e madre. Passate le peripezie, i pregiudizi e le relative insicurezze, sento sulle spalle tutto il peso della responsabilità.
Spero di non trasmettere alla mia piccolina le ansie e le debolezze di chi è cresciuta nella discriminazione. Spero per lei che il mondo sia gentile, avaro di etichette e straripante di equilibrio. Che non sia giudicata per il colore della sua pelle, ma per l’acume della sua intelligenza e la delicatezza del suo cuore. In fondo, ogni bambino merita un’opportunità. E il razzismo, sia esso giovane o vecchio, quell’opportunità la può distruggere. Perché il bambino paralizzerà se stesso e i suoi sogni, l’adulto sarà già troppo vecchio per comprendere che la determinazione è più forte dell’odio.
Se non avessi investito i miei soldi di studentessa nel viaggio, non avrei capito il valore di cose che davo per scontate: una buona educazione, un tetto sopra la mia testa, il sole all’inizio di un giorno.
Ho cominciato a fare i miei primi soldini all’età di cinque anni: vendevo collane di perline che creavo con le mie manine ai vicini di casa. In un palazzo di 13 piani.
Più tardi, alle elementari, cominciai a dare ripetizioni ai bambini in difficoltà. Alle medie fondai un giornale e organizzai mercatini. Dalle superiori in poi mi arrabattai tra mille lavori e solo all’università arrivò il canto. Ho studiato all’università contando sempre e solo sulla borsa di studio e la musica. Tutto quello che intascavo lo spendevo nel viaggio. E ne è valsa la pena.
Confrontarmi con persone di culture diverse mi ha aiutata a uscire dalla mia Bergamo e capire che là fuori c’è tutto un mondo da scoprire. Con Marilene come me che si mescolano e fondono fino a formare un quadro colorato e frizzante.
Il mondo non è razzista, l’individuo lo è se sceglie di esserlo.
Il rispetto, la curiosità, l’ascolto sono tutte chiavi che aprono la nostra mente e ci elevano. Ci elevano in un posto dove il razzismo non esiste. In un posto di persone migliori e genitori migliori. E’ lì che spero d’incontrarti, bambina mia, quando anche tu soffrirai (è inevitabile). E stringerò la tua mano, asciugherò le tue lacrime e ti mostrerò il mondo.
Ti potrebbero anche interessare:
UN'AFROITALIANA IN AMERICA 4: GRAMMY'S, RED CARPET E BENEDIZIONI A GO GO