
Sono nata con un background multiculturale: mamma ruandese e papà italiano. Cresciuta a polenta e granoturco nella Bergamo di periferia. Quella dove ‘stai attenta al borsellino’ e ‘non accettare caramelle dagli sconosciuti’. Battezzata dagli insulti dei miei compagni di scuola, pedinata per tutta l’adolescenza da macchine che mi volevano caricare.

“Il primo ricordo che ho di bambina risale a una botta potente che mi procurai cadendo dall’altalena. Ero preoccupata. Per me e la mia bambola; bianca naturalmente, e vestita di rosso. Ora che ci penso, tutte le mie bambole erano bianche. Anche i bambolotti che papà comprò a me e mia sorella, e che noi chiamavamo i nostri bambini”.
(tratto da Razzismo all’italiana-cronache di una spia mezzosangue)

Chi l’avrebbe detto che mi ci sarebbero voluti cinque mesi prima di tornare a scrivere?
Abbandonato, ripudiato, dimenticato… il mio blog ha galleggiato nel liquido amniotico del mio subconscio, mentre la sottoscritta partoriva e dava alla luce la sua bambina.